Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
giovedì 11 settembre 2014
Elfi
Sopra, l'isola di Tol Eressea; sotto, Olwe di Alqualonde, Ingwe dei Vanyar e Finwe dei Noldor
Indis, sorella di Ingwe, seconda moglie di Finwe e regina dei Noldor di Valinor
Sotto: Feanor, Fingolfin e Finarfin, figli di Finwe, e suoi successori alla guida dei Noldor.
Sotto: Maedhros, figlio di Feanor, e Fingon, figlio di Fingolfin, terzo sovrano dei Noldor.
Turgon, quarto Re dei Noldor, sovrano di Gondolin
Gil-Galad, "Stella di radianza", quinto e ultimo Re dei Noldor nella Terra di Mezzo, figlio di Fingon.
Galadriel ed Elrond, ultimi eredi della Casa di Finwe.
Celebrian, figlia di Galadriel e Celeborn, moglie di Elrond e madre di Arwen
Earwen di Alqualonde
Arwen. Ultima discendente degli Eldar.
Elisabetta II rimarrà a Balmoral fino al giorno del referendum scozzese
Da sempre, con una regolarità quasi pari alla migrazione delle rondini, la regina Elisabetta II Windsor trascorre il mese di agosto e la prima settimana di settembre nel castello scozzese di Balmoral, fatto costruire a metà Ottocento dalla regina Vittoria, in perfetto stile neogotico.
La novità sta nel fatto che la regina non si era mai attardata oltre il 10 settembre nella sua residenza scozzese, la stessa nella quale apprese, nel 1997, della morte di sua nuora, la principessa del Galles, lady Diana Spencer, come è egregiamente ricostruito nel film "The Queen", ambientato proprio nelle meravigliose highlands che fanno parte della tenuta di Balmoral Castle.
Se però all'epoca, sedici anni fa, Elisabetta fu costretta a tornare a Londra a furor di popolo per assistere ai funerali dell'odiata nuora e salvare la monarchia da un pericoloso crollo di popolarità, oggi, l'anziana regina ottantottenne ha scelto strategicamente di protrarre la sua permanenza nell'amata magione vittoriana, per salvare lo stesso Regno Unito dal rischio della dissoluzione, che avverrebbe qualora la Scozia votasse "Sì" al referendum per la secessione che si terrà tra una settimana esatta.
Elisabetta sa benissimo che il voto che si terrà il 18 settembre prossimo sarà probabilmente l'evento più importante di tutto il suo lunghissimo regno (che dura da 62 anni, quando, nel 1952, suo padre Giorgio VI si spense prematuramente, segnato dalla malattia e dalle tensioni affrontate durante la guerra).
La regina, pur mantenendosi neutrale e osservando un religioso silenzio, ha deciso di parlare con i fatti. Rimanendo a Balmoral, nel cuore della Scozia, terra d'origine dei suoi antenati della dinastia Staurt, vuole ricordare al suo popolo che nel giorno della sua incoronazione ella giurò di vegliare sull'unità del regno, proclamata ai tempi di Anna Stuart, con il primo Act of Union, l'atto ufficiale della nascita della Gran Bretagna come stato nazionale unitario.
Il referendum del 18 settembre potrebbe far sì che il nome "Gran Bretagna" torni a significare soltanto un'espressione geografica, per indicare l'isola della Britannia, la quale tornerebbe a dividersi tra un regno d'Inghilterra al sud (associato col principato di Galles e il territorio irlandese dell'Ulster) e un regno di Scozia al nord (ammesso che la Scozia, nel caso ottenesse l'indipendenza, decida poi anche di mantenere la monarchia, e di scegliere la famiglia reale inglese dei Windsor come legittima erede degli Stuart, cosa non del tutto scontata, visto che ci sono degli Stuart veri e propri in giro per il mondo, tra cui l'eccentrica coetanea di Elisabetta, e cioè sua cugina Cayetana Maria Stuart de Tormes, diciottesima duchessa d'Alba).
Ma anche ammettendo che una Scozia indipendente scegliesse di rimanere nel Commonwealth britannico e optasse per una soluzione simile a quella del Canada e dell'Australia, che riconoscono ancora formalmente Elisabetta II come capo di stato, la sovrana sa benissimo che il prestigio del suo lungo regno ne uscirebbe gravemente offuscato, laddove invece una vittoria del "No" alla secessione sarebbe invece una sorta di consacrazione, che la porrebbe alla pari delle altre due grandi regine sue antenate, Elisabetta I Tudor e Vittoria di Hannover, che segnarono rispettivamente l'inizio della potenza mondiale britannica e il suo apogeo.
Il significato di un regno può cambiare a seconda della sua fine. Se la Scozia votasse per l'indipendenza, sarebbe la fine del Regno Unito, ed Elisabetta II sarebbe ricordata soprattutto per questo, a cui sarebbero accostati anche gli altri suoi fallimenti e cioè la fine dell'Impero Britannico negli anni '60 e l'imposizione di matrimoni catastrofici ai suoi più stretti familiari (in particolare sua sorella e suo figlio).
Ma se la prossima settimana gli Scozzesi votassero contro la secessione, il merito sarebbe certamente attribuito anche alla regina, che verrebbe ricordata come colei che con la sua fermezza e tenacia ha contribuito a tenere insieme nazioni differenti, ricordando loro ciò che li unisce. In tal caso la storia giudicherebbe Elisabetta II Windsor soprattutto per le sue vittorie e cioè la sconfitta del terrorismo irlandese, il coraggio dimostrato contro il terrorismo islamico che colpì la metropolitana di Londra, la capacità di ascoltare le esigenze del suo popolo e di cambiare stile di vita e comportamenti familiari in base a quelle richieste, soprattutto dopo la morte della principessa Diana.
Se il 18 settembre il Regno Unito rimarrà tale, ad Elisabetta resterebbe soltanto un ultimo traguardo, prima di poter passare la corona a suo figlio Carlo, e cioè regnare almeno un giorno in più della trisavola Vittoria, che fu regina dal 1837 al 1901.
Per questa ragione potrebbe apparire sensato che Elisabetta II, al compimento del suo novantesimo compleanno, nel 2016, abdicasse a favore di suo figlio, così come hanno fatto tutti gli altri regnanti europei negli ultimi anni.
La fata Morgana
La fata Morgana, conosciuta anche come Morgane, Morgaine, Morgan e altre varianti, è una popolare strega della mitologia celtica e delle leggende.
L'epiteto femminino "la fata" (tradotto dall'originale inglese "le fay", a sua volta adattato dal francese "la fée") indica la figura di Morgana come una creatura sovrannaturale.
È una dei principali antagonisti di Re Artù, Ginevra e soprattutto di Merlino, nelle leggende arturiane.
Indice
Il mito
Nella tradizione del ciclo arturiano, Morgana era la figlia della madre di Artù, Lady Igraine, e del suo primo marito, Gorlois, duca di Cornovaglia; Artù (Arthur Pendragon), figlio di Igraine e di Uther Pendragon, era dunque suo fratellastro. Come donna celtica, Morgana ereditò parte della magia della terra di sua madre. In Le Morte d'Arthur e altre fonti, ella è infelicemente sposata con il re Urien di Gore dal quale avrà il figlio Ywain. Tenterà infatti di uccidere il marito credendo che l'amante di lei, Accolon sia riuscito ad uccidere Artù con Excalibur rubata. Mordred fu il figlio di Morgana (si veda il romanzo Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley e cinematografia). Morgause ha allevato fin dalla tenera età il piccolo Mordred, concepito da Morgana e Artù durante le Nozze Sacre.
Nel ciclo arturiano, Morgana è un personaggio femminile; è sorella di Artù e nemica di Ginevra.
Nella Vita Merlini (Vita di Merlino) del XII secolo, si dice che Morgana ("Morgen") sia la più vecchia di nove sorelle che governano su Avalon. Geoffrey of Monmouth parla di Morgana come di una guaritricee una mutaforma. Scrittori più tardi come Chretien de Troyes, basandosi sull'interpretazione di Monmouth, hanno descritto Morgana intenta a curare Merlino ad Avalon.
Morgana in altre fonti
- Wolfram von Eschenbach nel suo Parzival chiama il famoso vulcano siciliano Etna "la montagna di fata Morgana".
- L'omonimo effetto ottico prende il nome dalla caratteristica immaginaria del personaggio di apparire sollevata dal suolo.
- Morgana appare anche in racconti fantastici posteriori e non correlati al ciclo di re Artù, spesso come personificazione del fenomeno ottico del miraggio. Per esempio, la "Fata Morgana" appare nella fiaba I cigni selvatici di Hans Christian Andersen.
- Il mito della rivalità fra Morgana e Merlino è ripreso anche in alcune opere cinematografiche, in particolare nel film Excalibur di John Boorman (1981).
- Nel romanzo Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley, Morgana viene descritta come nipote di Merlino da parte di madre.
- Nel poema occitano Jaufré Rudel compare una fata, probabilmente da identificare con Morgana, che nella speranza di ottenere l'aiuto del cavaliere, lo trascina nel proprio mondo attraverso una fonte.
- Un episodio analogo si ritrova nell'Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo (Libro II, Canti 8-9): qui la Fata Morgana è riuscita ad imprigionare Rinaldo, Dudone, Brandimarte e molti altri cavalieri, giunti nel suo mondo dopo essere precipitati in un lago fatato. Orlando riuscirà a sconfiggere la fata afferrandola per le chiome e la costringerà a liberare i suoi compagni. Soltanto il cavaliere Zilianta, amato da Morgana, rimarrà nel suo mondo.
- Nel film Disney La spada nella roccia è sostituita da Maga Magò in qualità di rivale di Merlino.
- Esiste una sua versione nel Marvel Universe, nemica della Donna Ragno e del Dottor Strange, legata da una forte rivalità anche con il Dottor Destino.
- Nella serie televisiva Merlin Morgana è la sorellastra di Artù, figlia di Uther e di Lady Vivian moglie di Gorlois.
- Nel videogioco League of legends, Morgana è uno degli eroi disponibili
- Il gruppo rock Italiano Litfiba ha intitolato "Fata Morgana" una canzone dell'album Terremoto.
- la fata Morgana appare in molti episodi della serie a fumetti dylan dog
- Nella quarta serie di Winx club, la Fata Morgana compare in qualità di regina delle fate terrestri e ha una figlia chiamata Roxy avuta da un uomo comune
Bibliografia
- MORGANA in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1934. URL consultato il 16-05-2013.