Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
domenica 22 giugno 2014
Gothian (seconda edizione). Capitolo 18. Masrek Eclionner ritorna in scena.
Dall’alto della collina si poteva vedere molto lontano, verso sud, fino al grande fiume Amnis.
A settentrione, invece, si stagliavano le altissime montagne chiamate i Denti del Drago, che separavano il Regno nordico degli Alfar dalla grande Pianura Amnisiana, abitata dai Keltar.
Ma l’uomo che in quel luogo e in quel momento fissava l’orizzonte non era né un Alfar, né un Keltar. Veniva dall’Impero Lathear ed era un reduce della battaglia di Elenna sul Dhain, combattuta una generazione prima, nell'anno della Primavera di Sangue.
Ora lo conoscevano come l'Eremita, perché viveva in solitudine in una capanna sulle colline, allevando animali e coltivando orti e campi, che vendeva al mercato del paese più vicino, Plèdemon, un piccolo abitato collinare molto a ovest nella Valle dell’Amnis.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che quest’ultimo un tempo era stato bello, ricco e potente. Si presentava infatti molto male: aveva lunghi capelli scarmigliati, una barba incolta, e abiti logori.
Aveva un'aria poco raccomandabile, ma non gliene importava nulla.
In verità, ormai, c’erano ben poche cose che gli importassero.
I ricordi del passato si erano sbiaditi col tempo, e le ragioni che gli avevano imposto di interrompere i rapporti con le sue due famiglie ed i suoi cari, tanti anni prima, erano talmente remote, che era come se quei rapporti non esistessero più.
Era come l’ombra di qualcuno sopravvissuto a se stesso. Non sapeva bene cosa lo mantenesse in vita, o meglio che cosa gli desse una ragione per continuare a vivere. Forse era la bellezza dei monti, oppure erano le lunghe passeggiate nei boschi, o ancora il legame con la terra, con le piante, gli animali, la ricorrenza delle stagioni. E l’aria fresca e profumata di quei luoghi.
Quella mattina di ottobre stava dissodando la terra dell’orto per togliere di mezzo le erbacce e preparare una nuova semina. A fianco a lui, sempre presente, c’era il suo cane lupo albino, di nome Arf.
Era tutto ciò che gli rimaneva in termini di affetto.
Gli uomini mi hanno sempre scacciato. O sono io che ho fatto di tutto per essere cacciato?
Non c'era nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felicei nella miseria.
Eppure ogni tanto capitava che un ricordo, un piccolo frammento di vita, gli balenasse nella mente, come per elencargli tutto quello che aveva perduto: il trono di Lathena, sua sorella e il figlio che lei aspettava e poi ad Amnisia sua moglie e suo figlio.
Eppure ogni tanto capitava che un ricordo, un piccolo frammento di vita, gli balenasse nella mente, come per elencargli tutto quello che aveva perduto: il trono di Lathena, sua sorella e il figlio che lei aspettava e poi ad Amnisia sua moglie e suo figlio.
Sono stato rovinato prima da mia sorella, la Vedova Nera, e poi da mio padre, lo Sciancato! Ma il vero traditore è il Duca, è Gallrian de Bors! Sta servendo un padrone malefico, il peggiore su questa terra! Quello che viene dai ghiacci dell'estremo nord... dalle brume del castello Gothian.
Certo per Gallrian era stato facile fare il doppio gioco.
Non avevo idea di chi fosse la Dama Gialla che era con lui il giorno in cui mandò me e Lilieth verso la rovina.
Com'erano stati ingenui!
Ecco dove mi ha portato la sete di libertà e di giustizia. La gente si riempie la bocca di queste parole, ma poi non sa nemmeno riconoscerle quando le passano sotto il naso, e se le anche le trova, non sa che farsene.
Improvvisamente sentì un rumore e si guardò intorno.
Un ragazzo su un pony, con in mano un plico, gli fece segno di avvicinarsi.
L'Eremita non riceveva mai visite di gente che non conoscesse già e sul momento ebbe paura che ci fosse una trappola o un’imboscata.
L'Eremita non riceveva mai visite di gente che non conoscesse già e sul momento ebbe paura che ci fosse una trappola o un’imboscata.
Anche perché, se sapessero chi sono, mi catturerebbero senza pensarci
due volte e mi consegnerebbero a mia sorella, l'Imperatrice Vedova!
Eppure c'è stato un tempo in cui ti ho amata, Ellis!
Il suo errore più grande!
Si avvicinò con cautela, tenendo una mano sul coltello che portava in tasca.
Il ragazzo pareva innocuo: «Ho un messaggio per voi, Eremita!»
«E chi te l’ha dato?»
«Un cavaliere che è venuto in paese poco fa e mi ha chiesto di portavi questo… tutto qui»
L'Eremita annuì e prese il plico.
«Io non ho nulla da darti per questo servizio!»
Il ragazzo rise:
«Oh, il cavaliere mi ha già pagato molto bene!»
Detto questo se ne andò.
«Oh, il cavaliere mi ha già pagato molto bene!»
Detto questo se ne andò.
L'Eremita vide il sigillo della Piovra che teneva unito il rotolo di pergamena, ed ebbe un brivido.
Maledetto Sciancato! Cosa vuoi ancora da me?
Strappò il sigillo, srotolò la pergamena e lesse.
Il messaggio era in codice, quello usato dai membri dell’organizzazione segreta, la Piovra di Sephir Eclionner, suo padre, che un tempo era stato Principe della Corona Imperiale, prima di essere diseredato, e che quasi tutti credevano morto ad Elenna sul Dhain, nell'anno della Primavera di Sangue.
Per l'Eremita fu difficile trovare la forza per aprire il messaggio e leggerlo, ma ancora più difficile fu trovare gradito il contenuto del messaggio.
Una frase in particolare lo sconvolse:
<<E' tempo che ognuno di noi si assuma le sue responsabilità, anche tu! Non puoi indugiare oltre. Metti da parte l'Eremita! Diventa ciò per cui sei nato! Diventa il nuovo Principe della Corona Imperiale!>>
C'era stato un tempo in cui quelle parole lo avrebbero riempito d'orgoglio, ma quel tempo era passato da troppi anni.
No. Non così. Non adesso. Ora è troppo tardi. Niente potrà tornare come prima. Il sogno che interrompi non ritorna uguale.
Non era accettabile quello che lo Sciancato gli ordinava.
Una frase in particolare lo sconvolse:
<<E' tempo che ognuno di noi si assuma le sue responsabilità, anche tu! Non puoi indugiare oltre. Metti da parte l'Eremita! Diventa ciò per cui sei nato! Diventa il nuovo Principe della Corona Imperiale!>>
C'era stato un tempo in cui quelle parole lo avrebbero riempito d'orgoglio, ma quel tempo era passato da troppi anni.
No. Non così. Non adesso. Ora è troppo tardi. Niente potrà tornare come prima. Il sogno che interrompi non ritorna uguale.
Non era accettabile quello che lo Sciancato gli ordinava.
No, padre! Questa volta non mi presterò più al tuo gioco! Io e te abbiamo avuto la nostra occasione e l'abbiamo persa!
Ma sapeva che, se non si fosse prestato spontaneamente allo Sciancato, sarebbero venuti i suoi sgherri a a prelevarlo.
Fosse per me, potrei anche buttarmi dal burrone e farla finita, ma se io rinuncio, lui andrà a cercare Marvin... non posso mettere in pericolo mio figlio!
La missione che questa volta gli era richiesta era molto più delicata di quelle che aveva compiuto in passato.
Il burattinaio Sephir fa il doppio gioco e il burattino, cioè io, deve recitare di nuovo la sua parte.
Avrebbe dovuto affidare a qualcuno la sua casa e i suoi campi, ma quello era il problema minore. Non gli interessava guadagnare.
Però il mio lupo Arf verrà con me.
«Si parte, mio unico amico!» disse rivolto al cane «Si parte verso luoghi pericolosi e inospitali. Ma io avrò cura di te, e tu di me. Forse questo sarà l'ultimo mio viaggio, l'ultima inutile missione di Masrek Eclionner, che fu il più promettente dei giovani uomini, il più felice dei mariti e dei padri, ed ora è solo l'Eremita!»
Poi sospirò e scosse il capo.
O Grandi Anziani, Signori dell'Universo, aiutatemi a salvare Lilieth e Marvin! Aiutatemi a fare ciò che va fatto. Aiutatemi, perché ormai la mia giornata è al termine e il sole si raffredda...
Paesaggi da sogno
Rimini, ponte di Tiberio
The Blue Lagoon hot springs in Iceland are man-made bodies of water, but the springs are heated naturally with the volcanic activity on the island. The springs are especially beautiful in the snowy winter, and the water still quite toasty.
Bergen, Norway
Il pensiero unico buonista "politicamente corretto", radical chic - hipster e il ritorno del reato d'opinione
1) Se osi dire che sei contrario alle politiche di accoglienza degli immigrati clandestini ti dicono che sei razzista e ti emarginano
2) Se osi dire che sei perplesso di fronte al fatto che una coppia gay possa adottare figli o avere la pensione di reversibilità ti dicono che sei omofobo e ti emarginano
3) Se osi dire che i magistrati dovrebbero essere maggiormente responsabili di fronte ai loro errori, ti dicono che sei contro l'indipendenza della magistratura e ti arrestano per oltraggio a pubblico ufficiale
4) Se ti lasci sfuggire, in un momento di esasperazione, la frase, infelice certo, ma da contestualizzare, che un genitore che non si accorge che il figlio è drogato dovrebbe suicidarsi, ti cacciano via dal tuo lavoro con ignominia e ti emarginano.
5) Se osi criticare l'egemonia della Merkel in Europa e la dittatura dell'austerity, dicono che sei populista e ti emarginano
6) Se osi criticare le tasse sugli immobili, dicono che sei un ricco latifondista privilegiato e ti emarginano.
7) Se non sei d'accordo con quello che dicono Napolitano, la Boldrini, Renzi, Grasso e papa Francesco se un uomo morto.
8) Se critichi la Sinistra sei automaticamente bollato come fascista.
9) Se osi dire qualcosa che possa suonare anche vagamente vicino al centro-destra sei automaticamente bollato come ladro e mafioso.
10) Se osi dire qualcosa che possa suonare vagamente vicino al movimento cinque stelle sei automaticamente bollato come ignorante, idiota o, bene che vada, ingenuo.
Ecco il nuovo pensiero unico buonista imposto dal neo compromesso storico tra la sinistra, i cattolici progressisti e i liberisti radicali, che ha di fatto imposto la dittatura dell'intellighenzia radical chic e dei suoi eredi, gli hipster.
Se dici una mezza parola che non piace a questi personaggi, sei rovinato.
Mi pare che si possa parlare di "razzismo al contrario", cioè chi non la pensa come i benpensanti viene lapidato, distrutto, annientato, come accadde ad Oscar Wilde ai tempi della regina Vittoria. Credo che oggi Wilde si farebbe beffe dei "buonisti" e sarebbe perseguitato esattamente come lo fu allora. Non sono stati fatti progressi, è solo cambiata l'elite dominante: si è fatta più furba e più ipocrita.
Moda uomo: c'è qualcosa che non va. I 5 orrori della p/e 2014
I miei lettori sanno che io sono un giovane conservatore e vesto in modo classico e tradizionale, però non mi si può certo accusare di avere una mentalità chiusa. Ciò premesso, vorrei tuttavia esprimere la mia perplessità di fronte al look maschile che sta emergendo in questa stagione a tutti i livelli, dal tamarro che vedete qui sopra all'hipster radical-chic che vedete qui sotto.
1) Lo stile floreale va bene, ma solo per le donne. Gli uomini vestiti in stile floreale fanno ridere!
2) I pantaloni ultra aderenti che finiscono sopra la caviglia sono già brutti nelle donne, come i leggins, e diventano osceni negli uomini
3) Le caviglie scoperte quando si indossano le scarpe fanno ribrezzo. Ma poi, scusate, non vi vengono le vesciche?
4) La camicia abbottonata fino al collo senza cravatta mi ricorda i mafiosi siciliani.
5) La barba lunga mi ricorda l'uomo delle caverne. Se poi la si inserisce in un look con orecchini e collane o uno degli elementi di cui ai punti precedenti, allora otteniamo qualcosa che sta a metà strada tra Conchita Wurst e un clown.
Storia del giardinaggio 2 : l'Eden o Paradeisos
Nella cultura del giardino dell'Asia orientale le descrizioni e le raffigurazioni dei giardini sono più tarde. Se gli egizi furono ispirati alla creazione di giardini originali e artistici dalla conformazione geomorfica del loro territorio, i babilonesi meritano la fama di essere i creatori del parco. Tale forma di piantagione può svilupparsi solo in un paese naturalmente ricco di alberi e boschi. Nell'epopea di Gilgameš viene narrata una residenza boschiva di questo tipo. Non si riscontrano in questa descrizione i tratti caratteristici dei giardini babilonesi successivi. Per prima cosa manca un recinto che distingua il bosco dal parco e questo viene definito quistu (foresta), mentre il parco vero e proprio veniva chiamato kiru, termine che indicava la disposizione geometrica in filari, quindi un bosco piantato dall'uomo.
I parchi erano considerati il più grande ornamento ed erano la prima cosa che veniva devastata in guerra. I boschi assiri erano delle enormi riserve di caccia con canali e vasche per l'allevamento dei pesci. Non ci sono incisioni o raffigurazioni di tali parchi, i bassorilievi mancano quasi del tutto di sfondi paesaggistici fino al IX secolo a.C. Solo a partire dall'VIII secolo a.C. i ricchi e potenti signori assiri iniziarono a far rappresentare le loro dimore e i parchi.
Le prime immagini risalgono all'epoca di Sargon II che costruì a nord di Ninive la città di Dur-Sharrukin, in cui fece ergere un enorme palazzo e vi costruì uno sterminato parco che si diceva raccogliesse tutte le piante degli Ittiti e le erbe della montagna. Gli assiri avevano una predilezioni per la costruzione a terrazze ed erigevano i loro palazzi su collinette formate da immensi riporti di terreno. Nei parchi costruivano cappelle e tempietti. Agli assiri si può far risalire quella che viene chiamata "collina a chiocciola", cioè una collina coronata da cipressi e pini, di cui la collina dei cipressi di Villa Medici costituisce l'esemplare più citato. Sennacherib, figlio e successore di Sargon, fece costruire una fitta rete di canali di irrigazione. Non diversamente da papi e cardinali del Rinascimento e del Barocco, questo re portò l'acqua prima ai suoi giardini e successivamente alle città.
Dalle fonti letterarie sappiamo che gli Assiri e i babilonesi furono gli inventori dei giardini pensili. I famosi Giardini pensili di Babilonia erano considerati una delle sette meraviglie del mondo. Di essi si narra che furono costruiti da Nabucodonosor per omaggiare la moglie, nostalgica dei paesaggi fioriti della Media, la sua regione di nascita.
Durante il regno di Assurbanipal prese piede la coltivazione della vite facendola arrampicare da un albero all'altro, come una sorta di catenaria. Questo tipo di coltivazione esiste ancor oggi, sia in Italia che in Oriente, e viene denominato vite maritata. Il vino prodotto da questo tipo di coltivazione è più leggero rispetto a quello ottenuto con la coltivazione tradizionale.
Ci sono importanti testimonianze anche di una tradizione di giardinaggio presso i persiani e i medi, eredi della cultura assiro-babilonese: si trovano citazioni di un "giardino del paradiso" appartenuto a Dario il Grande. Il termine paradiso per i persiani indicava appunto il "giardino cintato del principe". Difatti, nel II sec. a.C. quando i settanta saggi ebrei dovettero tradurre la dicitura biblica gan'eden (giardino dell'Eden) in greco, usarono una parola di origine persiana: paraideza, o pairadaeza (altrove "pardes"), "recinto", che in greco era stata trasformata da Senofonte in paraidesos. Solitamente tali giardini erano dei boschi produttivi, piantati con tecniche molto elaborate. Senofonte è una delle nostre fonti più accreditate sui giardini persiani, sua è infatti la descrizione del giardino di Ciro a Sardi, che avrebbe avuto molta fortuna nella letteratura greca, al punto che Socrate lo citò nel dialogo con Critobulo, e in quella latina.
Il paradiso persiano è basato su tre componenti principali: l'acqua, gli alberi e la regolarità dell'impianto. Il paradiso infatti era diviso in quattro quadranti da due canali che si incontravano al centro del giardino. È evidente che tale struttura nasceva da una simbologia numerica legata alla concezione della quadripartitura del mondo. In epoca sassanide il giardino era solitamente diviso in quattro quadranti originati dall'incrocio di due canali ortogonali, segnati da filari di alberi. Alla confluenza dei canali c'era un tempio o una fontana.
Il paradiso persiano avrà una grande influenza sulla storia del giardino, sia per la sua diretta connessione con il mondo musulmano, sia per le influenze attraverso la cultura alessandrina ed ellenistica. Scipione l'Emiliano il Giovane parla dei paradisi di cui era venuto a conoscenza dopo la conquista della Macedonia (167 a.C.). Un secolo dopo i paradisi erano diventati un complemento indispensabile per qualsisia dimora reale ellenistica. Gli edifici reali sparivano dentro l'estensione del parco.
I persiani ereditarono dalla cultura assiro-babilonese l'amore per gli alberi, cui era rivolto un culto di primaria importanza. Non diversamente dai Celti, essi credevano che il mondo fosse originato da un albero con una fonte che sgorgava dalle radici. L'interesse per l'arboricoltura non era riservato solo a re e principi, ma anche a persone di basso rango. Nei boschi si tenevano delle ispezioni militari, ma anche feste popolari, come narrato nel libro di Ester. Durante la guerra con i fenici, questi ultimi, conoscendo l'amore persiano per gli alberi, distrussero il parco di Sidone. La geometria dei parchi persiani funse da modello per l'ideazione del Giardino dell'Eden ebraico, che è in tutto e per tutto una copia del "paradiso" quadripartito. All'incrocio dei fiumi vi era però posto l'Albero della conoscenza del Bene e del Male.