Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
venerdì 17 gennaio 2014
La barba di Harry non piace a nonna Lilibeth.
Chi di noi non è mai stato rimproverato dalla nonna per qualche cambiamento di look?
In fondo Elisabetta II non è poi così diversa dalle altre nonne.
Il fattaccio si è consumato nella residenza di Sandringham, durante le feste natalizie. I bene informati hanno fatto capire che una simile tensione non si registrava dai tempi in cui la regina Mary si struggeva per l'amore tra suo figlio e Wallis Simpson.
Elisabetta aveva pregato Harry di radersi, prima della messa di Natale, ma il principe ha detto no.
Il braccio di ferro tra nonna e nipote durava dal ritorno di Harry dalla spedizione al Polo Sud, che già di per sé era stata motivo di ansia per l'anziana regina.
Harry ha unito in sé lo spirito ribelle di sua madre e la propensione alle gaffe del nonno paterno, cosa che ha fatto disperare più volte sia il principe Carlo che la regina Elisabetta.
E come sempre succede in questi casi, la folla si è schierata dalla parte del ribelle.
Le fan del principe Harry si sono schierate decisamente a favore della barba e lui, come sua madre, ha optato per l'approvazione del pubblico, opponendo un netto rifiuto alla famiglia reale.
Ora, che Harry fosse la pecora nera, anzi, la "pecora rossa" della royal family, si è sempre saputo, fin da quando il color carota dei suoi capelli ha fatto persino dubitare della paternità di Carlo. Ingiustamente, in quel caso, perché il gene dei capelli rossi era presente sia nella famiglia Spencer (il fratello di Diana è uguale ad Harry), sia nella famiglia Mountbatten (il principe Filippo è sempre stato rossiccio, e la sua somiglianza con Harry è evidente, sia nel corpo che nel carattere).
(Nella foto, da sinistra, il principe Filippo, il principe William, il conte Charles Spencer, il principe Harry e il principe Carlo nel 1997, ai funerali della principessa Diana).
Comunque andrà a finire la storia della barba di Harry, forse questo episodio avrà delle conseguenze a livello di moda maschile, come sempre succedere in questi casi.
Del resto, il trend favorevole ai barbuti pare essere già in atto da tempo.
Resta da chiedersi se per la povera nonna Lilibeth sarà più dura da mandar giù la barba di Harry o la pelata di William...
Geopolitica dei paesi arabi e islamici
Dopo le guerre in Iraq e in Libano, le tensioni israelo-palestinesi, le ramificazioni della Primavera araba e la guerra civile in Siria, la geopolitica dei paesi arabi è divenuta ancora più complessa di quanto fosse nel Novecento.
In generale, in tutto il mondo islamico, dal Marocco fino all'Afghanistan, dal Mali all'Egitto, dalla Turchia al Pakistan, dal Sudan alla Somalia, le tensioni e le instabilità sono fortissime.
In Afghanistan l'ordine è mantenuto solo per mezzo una massiccia presenza militare dell'ONU, mentre in Siria la guerra civile continua.
Alcuni paesi islamici (Algeria, Iran, Siria e Sudan) reclamano persino la distruzione dello stato di Israele. Questo rende ancora più tesa la geopolitica del Medio Oriente, dove gli alleati degli Usa e quelli della Russia continuano a cercare di espandere la loro sfera di influenza.
The Wolf of Wall Street, la recensione
Riporto una recensione dell'anteprima del film, ma mi riservo di commentarlo poi a mia volta quando l'avrò visto.
Una parte della filmografia di questo incredibile cineasta è dedicata al caos, alla frenetica rappresentazione di un'interiorità distrutta, quasi sempre a causa delle droghe (sempre eccitanti e mai rilassanti) e del devasto personale, una rappresentazione formale di quella che è (per l'autore) la caratteristica saliente di una certa condizione umana, quell'abisso che ama guardare con timore. E' l'ambizione smisurata di non mostrare l'eccitazione della droga ma di comunicarla con la messa in scena. The wolf of wall street è così.
Benchè tutti sappiamo che è una storia di finanza, di eccessi e di ricchezza, la vera sorpresa è quanto sia in realtà una storia di depravazione umana, di rovina fisica e materiale del proprio corpo e della propria mente attraverso l'abuso di qualsiasi droga, il più riuscito tentativo di mostrare con le immagini la dipendenza dall'eccitazione.
Se per Scorsese ogni peccato viene inevitabilmente scontato (ma non in chiesa, come diceva in Mean Streets, quanto "nelle case, per le strade") allora la tragedia economica che oggi investe l'occidente dev'essere per forza figlia di allucinanti depravazioni. Per questo il suo Jordan Belfort (broker realmente esistito alla cui biografia si ispira il film) vive gli anni '80 e '90 in un oceano di maledizione, in una Sodoma e Gomorra che pare non avere limiti, neanche quando arriva la legge. Impossibile immaginare la soddisfazione di Scorsese nel leggere la biografia di Belfort e trovare l'anello di congiunzione tra la realtà e la sua maniera di intenderla.
The wolf of wall street non vuole indagare le cause della crisi odierna ma far sentire nello stomaco la violenza e l'abisso depravato di una categoria di uomini, far provare ribrezzo per gli eccessi e i deliri deregolamentati fino a suggerire che forse le conseguenze non potevano che essere questa situazione.
Se per Scorsese ogni peccato viene inevitabilmente scontato (ma non in chiesa, come diceva in Mean Streets, quanto "nelle case, per le strade") allora la tragedia economica che oggi investe l'occidente dev'essere per forza figlia di allucinanti depravazioni. Per questo il suo Jordan Belfort (broker realmente esistito alla cui biografia si ispira il film) vive gli anni '80 e '90 in un oceano di maledizione, in una Sodoma e Gomorra che pare non avere limiti, neanche quando arriva la legge. Impossibile immaginare la soddisfazione di Scorsese nel leggere la biografia di Belfort e trovare l'anello di congiunzione tra la realtà e la sua maniera di intenderla.
The wolf of wall street non vuole indagare le cause della crisi odierna ma far sentire nello stomaco la violenza e l'abisso depravato di una categoria di uomini, far provare ribrezzo per gli eccessi e i deliri deregolamentati fino a suggerire che forse le conseguenze non potevano che essere questa situazione.
Per questo è tra i film più fenomenali ed estremi del regista, nonchè già uno dei più importanti del 2014, uno in cui il suo rigore muscolare i suoi movimenti inesorabili, forti e quasi matematici si fondono con un delirio a cui Scorsese sembra non prendere parte sempre per un pelo.
Con un andamento simile alle fasi della droga (a momenti sovraeccitati e adrenalinici, seguono altri calmi e rilassati), questo film di finanza non parla mai veramente di finanza ma del potere esercitato attraverso il dominio e della perdita di ogni controllo di uomini pronti a tutto per denaro che vivevano in una società affamata di ricchezza, disposta a credere alle promesse di uno sconosciuto al telefono, un ambiente in grado di catalizzare avidità, lussuria, ira e superbia sfrenate.
La compagnia che Belfort mette in piedi, la sua "tana del lupo", è uno straordinario coacervo di maschilismo eccessivo e ossessivo, un luogo di violenza e sopraffazione cameratesca, pieno di prostitute e droga (eccezionale la presenza continua di atti sessuali davanti a tutti, senza remore), il posto in cui fare denaro coincide con la sua trasformazione in un vizio continuamente esibito e celebrato nelle peggiori dinamiche di branco.
Su tutto questo film eccezionale regna la droga, fiumi di droga da stemperare nel sesso tanto frequente quanto poco vissuto (esilarante la messa in scena umiliante delle prestazioni da sobrio). Ed è evidente come questo sia l'ambito su cui più di tutti è il regista a volersi soffermare, quello a cui regala i momenti più potenti e la componente che pare sconvolgerlo e al tempo stesso coinvolgerlo di più. Non è difficile identificare in un ambiente di persone troppo giovani, diventate troppo ricche, troppo in fretta e con troppa disponibilità di donne e stupefacenti, la presenza di una madeleine per l'autore (sebbene non a quei livelli). Nel fare questo film sulla finanza e sul peccato che determina la pena odierna, in realtàScorsese sembra guardare anche al proprio passato, una forma di elaborazione di cosa significhi non avere freni di sorta e disporre di tutto annebbiato dalla droga.
Su tutto questo film eccezionale regna la droga, fiumi di droga da stemperare nel sesso tanto frequente quanto poco vissuto (esilarante la messa in scena umiliante delle prestazioni da sobrio). Ed è evidente come questo sia l'ambito su cui più di tutti è il regista a volersi soffermare, quello a cui regala i momenti più potenti e la componente che pare sconvolgerlo e al tempo stesso coinvolgerlo di più. Non è difficile identificare in un ambiente di persone troppo giovani, diventate troppo ricche, troppo in fretta e con troppa disponibilità di donne e stupefacenti, la presenza di una madeleine per l'autore (sebbene non a quei livelli). Nel fare questo film sulla finanza e sul peccato che determina la pena odierna, in realtàScorsese sembra guardare anche al proprio passato, una forma di elaborazione di cosa significhi non avere freni di sorta e disporre di tutto annebbiato dalla droga.
Jordan Belfort diventa così uno dei più coinvolgenti e autentici ritratti del desiderio e dell'onnipotenza. La brama di possedere e fagocitare ogni sensazione, la noia incredibile di essere sobri e la volontà di arrivare alla massima eccitazione continuamente.
L'unico rimpianto che può rimanere è che un film così straordinario non l'abbia scritto Paul Schrader.
L'unico rimpianto che può rimanere è che un film così straordinario non l'abbia scritto Paul Schrader.
Presto in commercio il Viagra per lei (e fa pure dimagrire!)
Attesa sugli scaffali delle farmacie del Regno Unito per la fine del 2015, la versione femminile del Viagra che, in più, aiuta a dimagrire. Sviluppata dall'azienda britannica Orlibid, è una versione sintetica della melatonina, un ormone di solito associato al ciclo sonno-veglia ma che svolge un ruolo anche nella libido e nella regolazione dell'appetito.
Assunta poco prima del rapporto, la pillola assicura un aumento della libido per almeno due ore. Il farmaco è nelle prime fasi della sperimentazione. I ricercatori del team dicono: "Se i test daranno risultati positivi, la pillola dovrebbe arrivare in vendita in Gran Bretagna entro la fine del 2015, e sarà dedicata sia alle donne che hanno qualche problema sia per quelle che invece vogliono aumentare le proprie performance sessuali".
La dieta medievale che funziona ancora oggi.
Alle prese con diete di ogni genere, l’ennesima novità arriva direttamente dagli Stati Uniti, la dieta del Medioevo. L’idea nasce da una sorta di disintossicazione, dovuta a giorni di digiuno alterno, che per i monaci medievali era parte delle regole e dei voti spirituali, mentre per le star di oggi significa purificare il corpo.
C'era poi l'abitudine di mangiare solo quello che si poteva trovare, allevare o coltivare vicino a loro. Oggi questa è detta "regola del chilometro zero".
Il cibo era un momento di ritrovo, solo durante il pranzo che avveniva nel tardo pomeriggio e poco dopo con una cena leggera, infatti la colazione era l'equivalente del brunch attuale, la seconda colazione, (un misto tra il breakfast, la prima colazione e il lunch, il pranzo)
I cibi erano pieni di spezie sia per il sapore che per la conservazione. Vi erano molte zuppe e brodi. Mancavano naturalmente cibi come le patate, i pomodori, i fagioli, le barbabietole... tutti vegetali importati dalle Americhe dopo il 1492. Per cui al loro posto c'erano rape, ceci, lenticchie e si zuccherava col miele.
La "moda dell'acqua alta"
Dei pantaloni col risvolto ho già detto tutto il male possibile, ma vogliamo parlare degli abbinamenti tra scarpe, calzini e pantaloni da uomo che si sono visti nell'ultima settimana della moda?
Credo che un clown sarebbe più sobrio.
Ma da dov'è nata l'idea di questa moda dell'acqua alta? Non sarà mica...