Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
domenica 15 dicembre 2013
Chi lo sa cosa dici alle tenebre, nelle amare veglie notturne, quando tutta la tua vita sembra contrarsi e...
"Chi lo sa cosa dici alle tenebre nelle amare veglie notturne, quando tutta la tua vita sembra contrarsi, i muri della tua dimora ti si stringono addosso, come una stia in cui irretire qualcosa di selvaggio...Tu... Così bella…Così fredda... Come un mattino di pallida primavera ancora legato al gelo dell'inverno"
Eowyn of Rohan. The two towers.
Namarie. Il lamento di Galadriel.
"Addio, noi non ci incontreremo più, Elessar" con queste parole, la regina Galadriel di Lorien si congeda da Aragorn, chiamandolo col suo nome elfico e affidandogli le sorti del mondo, così come quelle della nipote Arwen, che ha scelto, per amore di lui, di condividere la sorte dei mortali.
La frase viene pronunciata nella lingua Quenia, l'Alto Elfico dei Noldor, la stirpe reale di Galadriel.
"Namárië. Dan, ú-'eveditham, Elessar."
Galadriel ha deciso di tornare nelle terre dei padri, ad Ovest, da dove era partita, giovane e ribelle, ai tempi della Prima Era del mondo.
Il suo addio si estende quindi a tutta la Terra di Mezzo, su cui per tre ere aveva vegliato.
Ecco dunque il suo lamento:
Questa è la versione "ufficiale" e più conosciuta dell'opera. Contenuta all'interno del VIII capitolo, del secondo libro de La Compagnia dell'Anello è probabilmente il testo più famoso e studiato tra i vari testi redatti in Quenya. Ne Il signore degli Anelli, ecco il testo di "Namarië"
(ART) « Ai! laurië lantar lassi súrinen, yéni únótimë ve rámar aldaron! Yéni ve lintë yuldar avánier mi oromardi lissë-miruvóreva Andúnë pella, Vardo tellumar nu luini yassen tintilar i eleni ómaryo airetári-lírinen. Sí man i yulma nin enquantuva? An sí Tintallë Varda Oiolossëo ve fanyar máryat Elentári ortanë ar ilyë tier undulávë lumbulë ar sindanóriello caita mornië i falmalinnar imbë met, ar hísië untúpa Calaciryo míri oialë. Sí vanwa ná, Rómello vanwa, Valimar! Namárië! Nai hiruvalyë Valimar! Nai elyë hiruva! Namárië! » | (IT) « Ah! come oro cadono le foglie al vento, lunghi anni innumerevoli come le ali degli alberi! I lunghi anni sono passati come rapidi sorsi del dolce idromele in alti saloni oltre l'Occidente, sotto le azzurre volte di Varda ove le stelle tremolano alla voce del suo canto, voce sacra di regina. Chi riempirà ora per me la coppa? Per ora la Vampa, Varda, la Regina delle stelle, dal Monte Semprebianco levò le mani come nuvole ed ogni sentiero è immerso nella profonda oscurità; e fuori dalla grigia campagna l'ombra si distende sulle onde spumeggianti poste fra di noi, e la bruma ricopre i gioielli di Calacirya per sempre. Ed ora persa, persa per chi è in Oriente è Valimar! Addio! Forse un giorno troverai Valimar! Anche tu forse un giorno la troverai! Addio! » |
(J.R.R. Tolkien, La Compagnia dell'Anello, libro II, cap. VIII, pp. 467-468)
Tolkien la scrive anche in alfabeto elfico, in caratteri Tengwar.
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Allo stesso modo Galadriel si congeda da ognuno dei componenti della Compagnia dell'Anello.
"Addio, Frodo Baggins. Ti dono la Luce di Earendil, la nostra stella più amata. Namarie. Possa essere per te una luce in luoghi oscuri, quando ogni altra luce si spegne"
La Luce di Earendil, la stella che porta il nome del padre di Elrond, salverà la vita a Frodo.
Lui e Galadriel sono destinati a incontrarsi ancora, ai Rifugi Oscuri, il giorno della partenza verso Valinor.
Forse lei ha visto questa possibilità nel suo specchio, ma la speranza è appesa a un filo.
Namarie.
Quanti significati in un'unica parola.
Theoden di Rohan. The days have gone...
"Questi giorni funesti spettano a me: i giovani periscono e i vecchi resistono. E io dovrò vivere per vedere gli ultimi giorni della mia stirpe"
"Dove sono il cavallo e il cavaliere? Dov'è il corno che suonava? Sono passati come la pioggia sulle montagne, come il vento sui prati. I giorni sono calati a ovest, dietro le colline, nell'ombra. Come siamo giunti a questo?"