Blog di letteratura, storia, arte e critica cinematografica e televisiva. I racconti e i romanzi contenuti in questo blog sono opere di fantasia o di fanfiction. Gli eventi narrati e i personaggi descritti, esclusi quelli di rilevanza storica, sono del tutto immaginari. Ogni riferimento o somiglianza a persone o cose esistenti o esistite, o a fatti realmente accaduti, è da considerarsi puramente casuale. Gli elementi di fanfiction riguardano narrazioni di autori molto noti e ampiamente citati.
venerdì 7 dicembre 2012
Gothian. Capitolo 135. Marigold presiede il processo agli eretici.
Marigold di Gothian, imperatrice degli Alfar, per ingraziarsi il sostegno dell'Alto Clero di Eclion e dei senatori clericali, volle presiedere personalmente il processo contro gli "eretici" della Grande Canonica, accusati dal cardinale Augustin Arenga, arcivescovo di Lathena e primo ministro imperiale.
Mentre attendeva in piedi l'arrivo degli imputati, Marigold pensò che quella circostanza aveva qualcosa di ironico.
Sono più eretica io di tutti quei poveracci, ma la religione, come la politica, è fatta di paradossi... e naturalmente qualcuno deve pagare anche per gli altri.
Meglio dunque presiedere il tribunale che sedere sul banco degli imputati.
La commissione giudicante era composta da sacerdoti, monaci, giuristi, senatori e cavalieri, ma la sentenza finale era riservata all'imperatrice.
E' già tutto deciso, stanno già preparando i roghi... è come se si sentisse già odore di carne bruciata.
Con un cenno diede ordine di far entrare gli imputati.
Maledizione! Sono meno del previsto. I pesci grossi sono riusciti a svignarsela... sicuramente qualcuno li ha avvertiti. Mi gioco la testa che sono state le spie dell'Eunuco!
Ma poteva trattarsi anche dello spettro di Mollander, che ormai la perseguitava giorno e notte.
Questo pensiero la inquietò:
<<Che si dia inizio al processo!>>
Si sedette poi sul trono, che quel giorno pareva più scomodo che mai, e dopo di lei tutti gli altri presero posto.
Gli imputati avevano in testa un enorme cappello conico, ed erano tenuti in manette.
Torneranno anche i loro spettri a tormentarmi?
Li guardò con disprezzo
Dopo tutto, se la sono cercata!
Poi, rivolta al Grande Inquisitore, chiese:
<<Di cosa sono accusati gli imputati qui presenti?>>
Monsignor Torquil Tomasson, che rappresentava la pubblica accusa, si alzò in piedi e disse:
<<Questi sciagurati si sono macchiati dei crimini più abominevoli: eresia, stregoneria, necromanzia, blasfemia, profanazione dei sacramenti e dei templi, atti impuri, sodomia e fornicazione, infrangendo i sacri voti riguardo ai quali avevano giurato sul nostro buon dio Eclion e sulla stessa loro anima dannata. Ora, l'unica salvezza che resta queste anime corrotte, è l'espiazione della colpa sul rogo e la redenzione tramite il potere del fuoco!>>
Al solo sentir nominare il fuoco, Marigold si irritò.
Questo idiota non sa nulla del vero potere del fuoco. Da più di mille anni sono io la custode del Fuoco Segreto e reggo la fiamma di Atar!
Non lasciò trapelare nulla di questo suo pensiero.
Con voce annoiata chiese:
<<Che tipo di eresia hanno commesso?>>
L'Inquisitore si rivolse alla giuria:
<<Hanno osato sostenere che il nostro buon dio Eclion sia un demone e lo hanno chiamato l'Oscuro, il Signore delle Tenebre! Per me, già questa sola affermazione sarebbe sufficiente per mandarli direttamente al rogo!>>
Marigold sospirò.
Questi fanatici sono tutti uguali. Dovrò dare molte ossa a questi cani ringhiosi, per evitare che sbranino anche me.
Cercò di fare buon viso a cattivo gioco:
<<Quali prove avete per sostenere questa accusa?>>
Torquil Tomasson prese in mano vari rotoli di papiro e pergamena:
<<Ho le loro stesse confessioni, Maestà!>>
L'imperatrice fece cenno affinché le consegnasse alla giuria.
Confessioni estorte sotto tortura... come al solito...
Marigold non volle nemmeno pensare a quali supplizi erano stati sottoposti. In fondo non era affar suo:
<<Come si dichiarano gli imputati?>>
Quasi tutti, terrorizzati dall'idea di altre torture, gridarono in coro:
<<Colpevoli! Siamo colpevoli, Maestà... pregate per la nostra anima dannata!>>
Alcuni, quelli che erano più visibilmente provati, con evidenti segni di violenza, bocche sdentate, mani senza dita, o dita senza più unghie, occhi pesti, bruciature, sfregi, e altre atrocità.
Dopo una settimana di torture, chiunque si dichiarerebbe colpevole.
Vide però che alcuni avevano taciuto e fece loro un cenno per chiedere come si dichiarassero.
La loro risposta sorprese l'inquisitore:
<<Innocenti! Non abbiamo commesso eresia, è l'Inquisitore che mente dicendo che Eclion sia il buon dio del Sole! Noi sappiamo che è Belenos il signore della luce!>>
L'imperatrice sapeva che avevano perfettamente ragione, ma ormai erano uomini morti che camminavano.
<<Avete un avvocato difensore?>>
L'inquisitore intervenne:
<<Non ce n'è bisogno. Le prove sono così schiaccianti che qualunque avvocato non potrebbe dire mezza parola!>>
Marigold si rivolse all'Inquisitore:
<<Di quali prove si tratta?>>
Torquil indicò gli altri imputati:
<<C'è la la testimonianza firmata di tutti gli altri imputati. Normalmente bastano due testimoni, ma qui, Maestà, ne ho almeno una trentina!>>
E consegnò un'altra serie di papiri alla giuria.
Altre assurdità ottenute sotto tortura.
Nessun serio presidente di tribunale le avrebbe accettate, ma Marigold non si fece scrupoli.
Prima finiamo questa buffonata e meglio è.
Si rivolse di nuovo alla pubblica accusa:
<<Va bene, niente avvocati! Quale pena chiede la pubblica accusa?>>
L'Inquisitore si strinse le spalle:
<<Il rogo, naturalmente! Devono essere arsi vivi, in modo che, tramite la distruzione della loro carne corrotta, la loro anima possa emendarsi e presentarsi così mondata dal peccato al cospetto del giudizio divino>>
Marigold guardò la giuria con aria minacciosa:
<<Ci sono domande? Dubbi? Questioni?>>
Nessuno osò aprire bocca.
<<Bene... la Corte si ritira per esaminare le prove. L'udienza è aggiornata a domattina!>>
Appena pronunciata quella frase, l'imperatrice uscì dalla sala del trono.
Le mancava l'aria. Sentiva di non essere mai scesa così in basso, ma si giustificò pensando che come sempre il fine giustificava i mezzi.