Dopo la grande rentrée sul palcoscenico con "Almeno tu nell'universo", di cui si è parlato nel post precedente, Mia Martini tornò al successo, in maniera molto superiore a tutte le aspettative. La seconda parte della sua carriera ha messo d'accordo, sempre, gli ottimi giudizi della critica con uno strepitoso successo di pubblico, tale che le sue ultime canzoni divennero quasi subito dei classici e contribuirono a creare un mito che, come sempre accade, la morte precoce ha alimentato e consacrato.
Nel 1990 si ripresenta a Sanremo col meraviglioso e magico brano: "La nevicata del '56", scritta da Franco Califano sulla base di un comune ricordo di entrambi. L'interpretazione fu memorabile:
http://www.youtube.com/watch?v=OhpKWYZJV4Q&feature=fvwrel
In quegli anni avviene anche la riappacificazione con la sorella Loredana, in occasione del loro compleanno (erano infatti nate, seppur in anni diversi, nello stesso giorno).
Nel 1992, sulla scia del successo delle precedenti partecipazioni, Mia Martini torna a Sanremo, con un brano che arrivò secondo, ma che da tutti è considerato come la vera canzone vincitrice, e a dimostrarlo è il fatto che tutti ricordano "Gli uomini non non cambiano", mentre nessuno ricorda il brano che vinse ("Portami a ballare" di Luca Barbarossa). La canzone "Gli uomini non cambiano" ha qualcosa di autobiografico, legato ai due uomini più importanti della sua vita: il padre Giuseppe Berté (tutt'ora vivente) e l'ex compagno Ivano Fossati, entrambi amati alla follia, ma con un alternarsi di incomprensioni e litigi.
Questa canzone, magnifica, ha vent'anni esatti, e sembra che sia stata cantata ieri:
http://www.youtube.com/watch?v=g1nrmqM0XWY
Gli ultimi tre anni di vita della cantante furono caratterizzati da un enorme impegno lavorativo, che comportava concerti ravvicinati, esibizioni continue e quindi anche spostamenti e tour dai ritmi massacranti.
Se a questo si aggiunge il fatto che Mimì era una fumatrice accanita, e che si stava sottoponendo a delle pesanti cure farmacologiche per un tumore all'utero, si può capire, anche senza scomodare le voci che attribuirono il suo decesso alla cocaina, che la salute fisica della cantante era fragile, e che quindi l'attacco cardiaco che le fu fatale ebbe probabilmente cause naturali.
Poi è chiaro che, come sempre accade quando un artista muore prematuramente (Mia Martini aveva 48 anni, la stessa età di Whitney Houston) si creano sempre delle leggende sia sulla vita che sulla morte.
Il corpo della cantante fu trovato il 14 maggio 1995 nella sua casa di Cardano al Campo, vicino a Varese, dove aveva scelto di abitare per poter stare vicina al padre, con cui si era riconciliata.
Al di là delle polemiche che seguirono tra la sorella, la madre e il padre, quello che colpisce è la condizione di solitudine in cui la cantante, destinata a diventare un mito, si trovava in quel week-end di maggio di diciotto anni fa.
Possiamo ricordarla sia come era agli esordi
sia come appariva nelle ultime immagini che la ritraggono
ma il modo migliore, è certamente una canzone... e sceglierei una canzone significativa, che lei cantò sempre con la forza di chi sta parlando di sé, e delle cose che ama e che odia allo stesso tempo. La canzone è "Padre davvero". Ascoltatela, perché merita...
http://www.youtube.com/watch?v=HpadLWCvdLw